LA TUTA DISSACRANTE DEI “NUOVI SAGGI”
Davanti ha l’aspetto di una tuta da lavoro, di quelle da sempre usate dai meccanici, per esempio. Certo, i dettagli parlano chiaro e avvisano: non è una semplice overall in denim. Non è (solo) una tutona genderless che ci si può scambiare, che si indossa senza pensare a colori e abbinamenti, dispensatrice di comfort e azzera pensieri.
C’è molto di più: basta osservare i tanti e curatissimi dettagli. Il denim (italiano) stinto e “sporcato” in corrispondenza delle tasche, delle ginocchia, sfilacciato sui bordi.
Tagli e cuciture studiati per sagomare il capo e altri che, invece, sembrano strappi rattoppati con sapienza artigianale (quella delle maestranze di Vulpinari, storico confezionista riminese che affonda le radici del proprio know how in profondità, nell’esperienza, nella meticolosità, nella ricerca).
L’abbottonatura nascosta che arriva fin sotto il mento, che esce dai binari, che non segue un percorso in linea retta ma si muove come un’onda, come se la cucitura fosse stata realizzata da mani inesperte, in tutta fretta (eppure, è doppiata in tela a contrasto con una perfezione millimetrica). E quel taschino, fuori asse anche lui... Insomma, già da un primo sguardo si capisce di essere al cospetto di una tuta di jeans fuori dall’ordinario, che vuole comunicare in modo insolito.
Poi si scopre il dietro e la curiosità si trasforma in shock, ciò che sembra insolito diventa sorprendente.
Sì, perché questa overall non è fatta per chi segue le regole: è dissacrante, è cinica, è spudoratamente sincera. È dipinta a mano con una maxi scritta bold in bianco, che suona come uno slogan, un avvertimento che non ama i mezzi termini. È una comunicazione schietta, come chi decide di sfoggiarla.
Il resto, poi, segue gli stessi canoni artigianali e stilosamente anomali della parte frontale: un taschino tagliato e un tascone applicato ad altezze differenti, denim macchiato ad arte e quella voglia di gridare al mondo che si è stanchi di valori mancanti o sbagliati, di regole che implicano il chiudere gli occhi e spegnere il cervello, che è ora di cambiare rotta.
Dissacrante /dis·sa·cràn·te/ aggettivo. Irriverentemente critico o caustico nei confronti di tutto ciò che per tradizione o conformismo è ritenuto sacro e intoccabile, allo scopo di riportarlo al giusto e reale valore.
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