PAESE CHE VAI, CRAVATTA CHE TROVI: ANCHE L’ELEGANZA HA LA SUA GEOGRAFIA
Da Milano ai negozi di Tokyo e New York, le cravatte artigianali made in Italy sono apprezzate a ogni latitudine per qualità e ricercatezza. Ma ogni mercato ha le sue preferenze e, se le righe sono un must per il 35% degli acquirenti in Giappone, 8 italiani su 10 optano per i piccoli disegni.
Ancora una volta lo Stivale si dimostra protagonista del settore del fashion e il made in Italy si conferma amatissimo in ogni parte del Pianeta, da New York a Tokyo. Una passione, quella per lo stile italiano, confermata anche dai dati del Centro Studi di Confindustria Moda che mostrano come l’incidenza dell’export sul fatturato totale sia pari al 67% e il suo valore abbia toccato i 50 miliardi di euro lo scorso anno (dati ISTAT). Dalla maglieria alla camiceria, passando per i capi in pelle, trovano spazio nei guardaroba oltreoceano non solo creazioni di importanti stilisti ma anche piccoli gioielli sartoriali confezionati da sapienti mani capaci di interpretare gusti e tradizioni locali. È il caso della cravatta, un lembo di stoffa universalmente riconosciuto come simbolo di raffinatezza ed eleganza. Ma ogni Paese ha le sue preferenze: se le righe sono un must per il 35% degli acquirenti in Giappone, 8 italiani su 10 optano per i piccoli disegni mentre il 18% dei gentlemen britannici sceglie di indossare cravatte tinta unita, secondo i dati di vendita della maison milanese di accessori da uomo Bigi Cravatte Milano.
Con 5,2 miliardi di fatturato, circa un settimo del totale nazionale, Milano resta infatti la capitale della moda dalla quale partono le creazioni destinate ai mercati mondiali. Tra i marchi del capoluogo lombardo che esportano oltreoceano Bigi Cravatte Milano, una delle più rappresentative aziende italiane di cravatte che nell’anno appena trascorso ha portato l’eleganza in tutto il mondo vendendone circa 44 mila per un fatturato di quasi 2 milioni di euro; di questi oltre la metà proviene dalle esportazioni. Numeri importanti che concorrono ad alimentare la moda maschile, che rappresenta il 17,5% del turnover complessivamente generato dalla filiera Tessile-Moda.
“Lo stile italiano e la sobrietà milanese contraddistinguono in modo inconfondibile le nostre cravatte – spiega Stefano Bigi, amministratore unico di Bigi Cravatte Milano – due caratteristiche che ci permettono di creare un prodotto elegante e sofisticato, molto apprezzato anche fuori dai confini nazionali. Nel nostro laboratorio, a due passi dai Navigli, immaginiamo e disegniamo nuovi modelli e fantasie che dovranno essere indossati a migliaia di chilometri di distanza, un’attività resa possibile da una costante ricerca. Valore aggiunto delle nostre collezioni è la tradizione: da tre generazioni creiamo cravatte tagliate e cucite a mano e il processo che le sarte seguono è lo stesso da 80 anni.”
Ma come cambiano i gusti in fatto di cravatte da un capo all’altro del globo? Se consideriamo le fantasie, secondo i dati di Bigi Cravatte Milano, i piccoli disegni spopolano negli Stati Uniti (65% dei prodotti venduti), ma soprattutto in Italia dove 8 cravatte acquistate su 10 sono contraddistinte proprio da questo motivo. Tra gli abitanti del Bel Paese, si fanno ambasciatori di questa fantasia il wedding planner e personaggio televisivo Enzo Miccio, l’attore vincitore del David di Donatello Alessandro Borghi e, con la sua inseparabile cravatta gialla, anche il dirigente sportivo Adriano Galliani. Persino la prima carica dello Stato, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è tra gli habitué dei piccoli disegni, indossati in innumerevoli uscite pubbliche tra le quali si annovera il recente incontro con il Presidente cinese Xi Jinping.
Benché la più iconica cravatta a tinta unita sia quella del leader degli Stati Uniti, Donald Trump, i suoi connazionali non si dimostrano di certo fan di questa fantasia: solo il 5% la sceglie contro il 20% del Giappone. La indossano spesso, però, anche il re dei social network Mark Zuckenberg e l’ex presidente Barack Obama, che nel corso del suo mandato ha dimostrato di preferire la tinta unita, nelle sfumature dell’azzurro o del rosso, a qualsiasi altra. Rimanendo tra gli anglofoni, ma spostandoci nel Regno Unito, amano le cravatte a tinta unita anche l’ex calciatore e icona di stile David Beckham e Kit Harington, la star della popolarissima serie Games of Thrones, che ha sfoggiato una cravatta skinny a tinta unita in occasione degli ultimi Emmy Awards. Le righe, invece, sono scelte dal 35% degli acquirenti in Giappone e sembrano essere apprezzate anche da Naruihito, nuovo imperatore del Giappone. Tra gli abitanti del Sol Levante appassionati delle cravatte a righe anche il regista premio Oscar Hayao Miyazaki, uno dei più famosi fumettisti e animatori.
E per quanto riguarda la dimensione della cravatta cosa ci dice l’atlante dello stile? Su questo, l’opinione è unanime da un continente all’altro: tra larga, normale e stretta stravince la dimensione standard (8 cm). Osano, ma con molta timidezza, i giapponesi che acquistano quella larga, dal sapore retrò, nell’8% dei casi e il 10% degli italiani che optano per la cravatta stretta. Tra i difensori della causa skinny troviamo Ryan Gosling che l’ha sfoggiata a più riprese sul red carpet e in numerose scene del film, già diventato un cult, “La La Land”. Tra i materiali, invece, è la seta a regnare incontrastata ad ogni latitudine: un tessuto di pregio dalle origini antichissime, da sempre sinonimo di classe e raffinatezza, capace di aggiungere un tocco di incomparabile eleganza a qualsiasi look.
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